L'interfaccia switch dei flipper WMS anni '90

di Aurelio Punzi

Aurelio Punzi, fedele frequentatore della mailing-list di Tilt! (dove lo potete trovare per ogni domanda e dubbio), ed appassionato collezionista, ci spiega e racconta tutto quello che c'è da sapere sull'interfaccia contatti (interfaccia switch) dei flipper WMS degli anni '90. Un articolo interessante per gli appassionati e per i professionisti!

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prima parte:

I SENSORI SUL PIANO DI GIOCO

Di Aurelio Punzi

1 INTRODUZIONE

In un flipper elettronico il microprocessore che esegue il programma del gioco ha bisogno di sapere istante per istante cosa fa la pallina o le palline sul piano dello stesso, in modo da seguire l’andamento della partita e generare tutta l’infinita serie di varianti, punteggi e bonus vari per il nostro divertimento.

Per far questo sulla scheda del microprocessore è stata progettata ed implementata un interfaccia che connette lo stesso con tutta una serie di diverse tipologie di sensori disseminati sul piano di gioco che servono essenzialmente a monitorare il passaggio della pallina sulle varie parti del piano. Vediamo in questa prima parte cosa c’è sul piano di gioco.

2 RICONOSCIAMO I SENSORI

I diversi sensori li possiamo suddividere essenzialmente in due categorie: quelli meccanici che utilizzano un contatto a lamella o un microswitch; e quelli elettronici che utilizzano un circuito di interfaccia (sensori ottici e sensori eddy).

Qui di seguito vi espongo come si presentano i diversi sensori in modo che li possiate riconoscere.

 

Figura 1 Figura 2

Microswitch con lamella attuatrice Contatto a lamella

 

Figura 3 Figura 4

Sensore ottico infrarosso a barriera Bobina del sensore magnetico di Eddy

A) contatti a lamella

I contatti a lamella sono i sensori che per primi sono stati utilizzati fin dai flipper meccanici anni ’50, sono composti essenzialmente da due lamelle di rame che vengono in contatto attraverso due "bottoni" di ottone che sono fissati come dei ribattini sulla lamella. Attraverso vari prolungamenti e leveraggi questi sono in comunicazione col piano di gioco e registrano il passaggio della pallina o la pressione dei pulsanti delle palette.

INCONVENIENTI

Possono presentare diversi difetti tra i quali, i più comuni sono:

  • Ossidazione dei bottoni di ottone: il contatto non si chiude anche se si toccano. Pulire con un foglio di carta stretto tra i bottoni e fatto passare avanti indietro. Nei casi più difficili utilizzare carta smeriglia finissima.
  • Distacco parziale del bottone dalla lamella. Quando il bottone "balla" sulla lamella il contatto non è mai assicurato e questo crea continuamente falsi contatti o contatti instabili (specie sui fine corsa dei flippanti!). La soluzione è tentare di saldare il bottone alla lamella di rame, oppure cambiare contatto.
  • Le lamelle si ripiegano a tal punto che i bottoni toccano sempre tra di loro ed il contatto rimane sempre chiuso. Questo problema capita sovente sui respingenti degli slingshots. La soluzione è allargarli a mano o con un cacciavite.
  • Inconveniente sul diodo: vedi punto 4
  • Quando i bottoni sono consumati parecchio, il contatto non è più garantito anche se si puliscono e quindi occorre cambiare tutto il pezzo.

NB. I contatti a lamella possiedono una terza lamella più spessa delle altre che serve a registrare la distanza dei bottoni con il contatto a riposo. Per far ciò, occorre allargare di molto le lamelle e poi restringerle agendo sulla terza lamella.

B) microswitch

Sono l’evoluzione dei contatti a lamella perché li hanno sostituiti in quasi tutti gli utilizzi all’interno del flipper. Sono composti da un corpo plastico con tre contatti da cui fuoriesce un piccolo pulsantino che viene premuto da una leva metallica più o meno lunga e con diverse conformazioni alla quale può essere fissato un filo di acciaio di forma triangolare ( nel caso dei sensori di passaggio dei canali). La particolarità sta nel fatto che una certa pressione sulla levetta determina lo "scatto" del meccanismo del pulsante che così chiude il contatto in modo sicuro e inequivocabile con il caratteristico "click".

Questo tipo di contatto è molto più sicuro, necessita di essere registrato meno di frequente, non si ossida e dura di più.

INCONVENIENTI

I difetti principali sono:

Figura 5 Un microswitch CHERRY con i due diversi punti di aggancio

C) sensori ottici a infrarossi

Entriamo adesso nella categoria dei sensori "elettronici" che quindi effettuano un elaborazione elettronica di una certa condizione per rilevare il passaggio della pallina, la pressione di un pulsante, la chiusura e l’apertura di un qualunque meccanismo o il fine corsa di movimenti motorizzati.

Questi sensori sono sempre composti da un diodo led "emittente" a infrarossi e da un fototransistor "ricevente" sul quale arriva il segnale del led. Il led emittente è sempre alimentato ed emette luce infrarossa, quindi sembra spento. Questo può creare qualche difficoltà per rilevare un eventuale guasto dello stesso. Il led è normalmente di color giallognolo o trasparente. Il fototransistor ricevente è puntato davanti al led e quindi normalmente ne riceve la luce, eccetto quando: passa una pallina, si chiude una leva, scende un bersaglio a caduta che interrompe il fascio, passa una levetta di fine corsa di un motore… Il fototransistor è di colore nero. Come vedete gli utilizzi sono innumerevoli e molto vari. Il funzionamento si basa sul fatto che un fototransistor colpito dalla luce si chiude come un microswitch, quindi l’interruzione del fascio luminoso equivale all’azionamento della levetta di un contatto meccanico. Le due tipologie di barriere optoelettroniche che possiamo avere differiscono per la forma del sensore. Nel caricatore delle palline dei WMS dal ‘93 in poi sono sistemati un led trasmittente e un fototransistor che sono rispettivamente trasparenti, giallognoli o leggermente bluastri (i led) e neri per ogni posizione di pallina (i fototransistor). Qui i led e i fototransistor sono separati e ben visibili. Vedi figura 6 Similare è la forma di queste barriere montate sulla ruota di un motorino Vedi figura 7

In altri casi si utilizzano delle minibarriere che sono formate dal led e dal fototransistor in un corpo unico di colore nero somigliante ad una U. Qui il fascio può essere interrotto da delle levette. Vedi figura 3

Il grosso vantaggio dell’utilizzo di sensori a infrarossi è che non sono soggetti ad usura e quindi a manutenzione periodica.

 

Figura 6 - Figura 7

led e fototransistor del caricabiglie Barriere infrarosse di un Fish Tales

 

Figura 8 led ad infrarossi (bianco) Figura 9 Fototransistor (nero)

 

Figura 10 led aperto Figura 11 fototransistor aperto

INCONVENIENTI

I problemi principali che si possono verificare sono:

 

Figura 12 A e K segnati sul CS Figura 13 C ed E segnati sul CS

 

ANALISI DEI CIRCUITI

 

 

Figura 14 Interfaccia opto "diretta"

In figura 14 possiamo vedere un interfaccia optoelettronica di tipo "diretto" cioè senza inversione di livello logico. Vediamo ora di chiarire il concetto.

In figura possiamo vedere i due led emettitori all’infrarosso alimentati da due resistenze da 470 ohm. Il flusso luminoso colpisce i fototransistor riceventi quando tra i due componenti non c’è qualcosa che ostruisce. Il fototransistor si comporta come un microswitch, cioè quando è colpito dalla luce si chiude e quando il fascio è interrotto si riapre. Questa interfaccia è utilizzata quando per esigenze meccaniche il "microswitch virtuale" deve essere chiuso in presenza del fascio luminoso.

Figura 15 Interfaccia opto "invertente"

In quest’altro caso (figura 15) possiamo vedere un interfaccia optoelettronica "invertente" che è utilizzata nel caso che, sempre per esigenze meccaniche, il microswitch deve risultare chiuso quando il fascio luminoso è interrotto. In questo caso vengono utilizzati amplificatori operazionali "invertenti" che quindi quando ricevono il segnale di fototransistor chiuso, invertono il livello alla loro uscita in modo che sia interpretato come microswitch aperto. Caso molto frequente la rilevazione della presenza della pallina in una buca. La pallina interrompe il raggio con la sua presenza, ma così facendo il fototransistor simulerebbe microswitch "aperto"; allora con l’operazionale LM339 invertiamo il segnale in modo che sia simulato "chiuso". Viceversa, senza la presenza della pallina il fototransistor in presenza del raggio luminoso si chiude (microswitch chiuso) e così l’LM339 inverte il segnale in "aperto".

 

D) Sensori EDDY magnetici

Un'altra categoria di sensori elettronici, sono i cosiddetti "EDDY", che rilevano la massa metallica della pallina quando transita vicino al loro sensore. Il sensore non è altro che una bobina disegnata su di un circuito stampato che è posto sotto al piano di gioco oppure vicino alla zona da cui dobbiamo rilevare il passaggio della pallina. In figura 4 Possiamo vedere la foto del sensore montato su un ROAD SHOW. Dal sensore escono due terminali che sono collegati al sistema di rilevamento che non è altro che un piccolo circuito stampato con un amplificatore di segnale ed un interfaccia che si collega alla switch matrix: vedi figura 16. Il vantaggio di tali sensori è che non necessitano di manutenzione non avendo parti in movimento, non necessitano di pulizia e sono ideali in quei casi in cui non è possibile occupare spazio sul piano di gioco.

FIGURA 16 Amplificatore-interfaccia del sensore EDDY

INCONVENIENTI

I sensori Eddy progettati dalla WMS hanno una taratura di sensibilità molto critica. Vale a dire che il trimmer posto sulla scheda di amplificazione del segnale del sensore, necessita di una regolazione molto fine. Dobbiamo raggiungere un difficile equilibrio: in assenza di masse ferrose non deve scattare, con la pallina che vi transita vicino deve chiudersi senza incertezze. Questa condizione è difficile da ottenere, perché se alziamo troppo la sensibilità rischiamo che il contatto si chiuda anche senza il passaggio della pallina, oppure che si chiuda se questa passa solo vicino alla zona di rilevazione; se per contro la abbassiamo troppo, rischiamo che il sensore la rilevi solo quando passa al centro della bobina e non ai lati.

Queste diverse condizioni le otteniamo con uno spostamento millimetrico del trimmer di regolazione, quindi io consiglio come prima cosa di sostituire il trimmer originale monogiro con uno multigiro con la vite di regolazione in alto (guarda sul catalogo RS). Questo principalmente perché le vibrazioni durante il gioco possono causare uno spostamento della regolazione del trimmer, cosa lamentata da molti noleggiatori, necessitando quindi una nuova taratura. I trimmer multigiri sono più stabili perché la vitina dovrebbe fare più di un giro intero da sola per mandare fuori taratura il sensore.

Come seconda cosa ATTENZIONE ai connettori dal sensore alla scheda di rilevamento. Capita che si ossidino rendendo il contatto instabile. Una mancanza di connessione tra sensore e scheda causa malfunzionamenti dello switch (aperture e chiusure casuali o mancate rilevazioni di passaggio pallina). Quindi io consiglio nel dubbio di cambiare maschio e femmina (li trovi sul catalogo RS). Se volete risparmiare saldate direttamente i fili al CS (ma non è da collezionisti…).

ANALISI DEL CIRCUITO

Figura 17 Circuito di amplificazione e di interfaccia del sensore EDDY

In figura 17 vediamo il circuito di amplificazione e di interfaccia del sensore EDDY di un Road Show. I due capi dei fili del sensore sono applicati agli ingressi di un doppio oscillatore con comparatore. In pratica la frequenza di un circuito oscillatore a cui fa capo C2 viene comparata a quella a cui fa capo C1 in parallelo con la bobina del sensore EDDY. Finchè la bobina lavora in "aria libera" avrà una certa impedenza che in parallelo con C1 genera una frequenza che attraverso il trimmer R2 viene prefissata circa uguale a quella dell’oscillatore di riferimento che fa capo appunto a C2. Ogni qualvolta una massa metallica giunge in prossimità della bobina di figura 4, ne varia la sua impedenza che fa quindi variare la frequenza dell’oscillatore controllato rendendola diversa da quello di riferimento. Questa diversità viene rilevata dal circuito integrato che emette un segnale attraverso il piedino di OUT. Il piedino di OUT comanda Q1 che chiudendosi fa accendere il led di controllo sulla scheda di interfaccia. Il segnale viene riportato quindi a Q2 e successivamente a Q3 che chiudendosi lavora come un microswitch meccanico dando il segnale di "contatto chiuso". La frequenza dell’oscillatore controllato è molto critica e, come consigliato prima, consiglio di cambiare il trimmer R2 con uno multigiri per avere una regolazione più fine in fase di taratura.

Fine Prima Parte: I SENSORI SUL PIANO DI GIOCO

Prossimamente…

Seconda parte: LA SWITCH MATRIX E L’ INTERFACCIAMENTO CON IL MICROPROCESSORE

Appendice: COSTRUIAMO UN COMODO SENSORE PER ANALIZZARE I LED E I FOTOTRANSISTORS DELLE BARRIERE OPTO - IMPARIAMO A RICONOSCERE LE POLARITA’

CONCLUSIONI

Spero di essere stato esauriente, per dubbi e perplessità ci sentiamo nella mailing-list di Tilt!.

 

© Aurelio Punzi - www.tilt.it - staff@tilt.it