La leggenda di Beniamino Dolli è primo capitolo di una trilogia di “leggende” della nostra terra. Ogni “serie”, tre appunto, è composta di 22 episodi.
Un progetto narrativo di Gianluca Casaccia.
Episodio 1 – la leggenda
Era il millenovecentocinquantasei. Io ero lì, piccolo, invisibile, guardavo. Lo guardavo estasiato.
Beniamino Dolli.
Questo nome è una leggenda, un mito. Dalle nostre parti chiaramente.
Beniamino Dolli. Non c’è nessuno che realmente sappia che fine abbia fatto, dopo quell’ultima volta. Quella che l’ho ha fatto entrare nella leggenda per sempre.
Già per noi bambini uno come Beniamino, profumava di mito, di avventura.
Quel giorno Beniamino Dolli vestiva una camicia vagamente western, aperta come ogni camicia indossasse, con canotta bianca a coste “italian style” un po’ sudata, pantaloni jeans chiari. Nazionali nel taschino e mento non rasato. Mascella volitiva. Denti indiscutibilmente gialli. Credo comunque un bell’uomo.
Vedete, per chiunque fuori delle mie parti Beniamino Dolli non è nessuno. Nel senso che nessuno credo l’abbia mai sentito nominare, eppure vi dicevo che qui è leggenda.
Si, per via di un record. Il record del 1956. Flipper. Banale?
Il flipper, più volte messo a posto è sempre stato lì, funzionante. Io sono andato e tornato, ma casa è sempre questa. Punteggio massimo possibile 999.999. Dolli quel giorno, credo venerdì pomeriggio, segnò 999.897. Ricordo così chiaramente… Da lì in poi leggenda e storie a profusione su dove fosse, chi fosse veramente.
D’altronde lo conoscevano di vista un po’ tutti, nessuno bene. Eccetto Nicola e Antonio. Passava spesso, ma non viveva qui, credo avesse delle donne. Di certo aveva due famiglie, ma questo non è importante, è importante la leggenda di Beniamino Dolli e del su record.
“Aveva un tocco quello lì…”; “Io l’ho visto giocare, era sempre lì intorno al record”; “Ma il Beniamino giocava di polso, era quella la differenza…”.
C’è chi dice di aver fatto il record, ma il flipper non segnò quel giorno. C’è chi dice di aver visto Beniamino in un altro Caffè biliardo della costa, pochi anni dopo, a segnare un altro record, ma non si ricordava bene il nome del posto. Tu guarda…
Sono passati quasi trent’anni. Il flipper è ancora al suo posto, io qui davanti la porta, e un ragazzo sui venti che gioca. Sul muro accanto al flipper, inciso non da Beniamino: BD 999.897.
Per intenderci, per noi Beniamino Dolli era così famoso, così importante che se qualcuno, aveva intenzione di fare qualsiasi cosa un po’ più azzardata del previsto, un po’ più difficile, quel tanto che basta da far sì che gli altri pensavano fosse impossibile, state certi che avreste sentito esclamare da uno di questi altri: “Eccolo lì, è arrivato il Beniamino”.
Volevi uscire con una tipa considerata irraggiungibile? Beniamino Dolli.
Avresti tracannato un litro di lambro senza staccar la bocca dal collo della boccia? Beniamino Dolli.
Sei andato a pesca, fai vedere una trota da un chilo e mezzo. Esagerato, manco fossi il Dolli.
Potrei continuare per ore su Beniamino Dolli e le storie che girano ancora su di lui, ma lasciamo perdere, non capireste, cosa importa a voi di una leggenda di provincia? La leggenda.
Si da il caso che tutt’ora se c’è qualcuno che supera i 700.000, che son tanti punti, in pochi minuti il tam tam fa si che il tipo in questione abbia il suo pubblico. A favore e contro. Incalza il brusio e generalmente il nome del mito salta fuori entro i primi trenta secondi.
Ecco, magari correggiamo lo strafalcione grammaticale presente in una delle prime frasi -> “Quella che l’ho ha fatto entrare nella leggenda per sempre.”
Beniamino se ne potrebbe avere a male 🙂