Diciamocelo, gli appassionati di flipper si stanno ormai stancando di giocare al “The Addams Family”; il flipper Bally che, con l’avvento dei ‘mini giochi’, in pratica diverse piccole sfide da completare per arrivare ad una sfida finale, ha spianato la strada ad un nuovo tipo di flipper, dove quasi il punteggio scende in secondo piano, e’ forse piu’ importante riuscire a completare tutto quello che c’e’ da completare, almeno le prime partite, per scoprire cosa i programmatori hanno nascosto nel software per noi.
Del resto, “The Addams Family”, che ci crediate o meno, e’ stato commercializzato nel 1992: compie quindi vent’anni di onorato servizio. Ed in vent’anni, non esiste gioco fine a se stesso che non annoi il giocatore. Personalmente, vado contro corrente, non l’ho mai trovato cosi’ fantastico: d’accordo l’innovazione dei ‘mini giochi’, d’accordo il tema accattivante; in generale, le cose misteriose, le case stregate, quel minimo di horror a buon mercato hanno sempre avuto successo nei videogiochi e nei flipper; in Italia piu’ che altro era comunque famoso il telefilm, il film con Raul Julia non e’ che sia stato questo successo di incassi… ma in particolare un dubbio mi ha sempre attanagliato: a cosa serviva colpire il bersaglio del trenino? Possibile che non avessero di meglio da metterci? Vabbe’ 🙂
Vent’anni, si diceva. Quando verso la fine degli anni ’70 apparivano nelle sale-giochi e nelle location piu’ ‘signorili’ i primi flipper elettronici, nei baretti nascosti e in perfieria si trovavano invece ancora i flipper elettromeccanici. Poco male, visto che gli ultimi flipper elettromeccanici ad esempio costruiti nel 1976 erano decisamente piu’ complicati dei primi flipper elettronici costruiti a partire dal 1977: basti pensare che per attendere un flipper con il multiball si sarebbe dovuto attendere il 1980, quando nei flipper elettromeccanici il multiball esisteva dagli anni ’50. Eppero’, il fascino dei display a led o a scarica di gas faceva il resto, al punto che un “Flash” della Williams sembrava decenni piu’ moderno di un “Wizard” della Bally di appena tre anni prima. Erano poi gli anni in cui si preferiva indossare un orologio a LED dove per vedere l’ora c’era da spingere un bottone, e dopo quattro volte che l’avevi spinto la batteria era gia’ scarica. L’avvento dell’elettronica creo’ una grande distinzione: tutto quello che era ancora elettromeccanico, anche se costruito il giorno prima, divenne di colpo superato. A questo punto, nei baretti di periferia, che ci fosse un “Solitaire” Gottlieb del 1967, oppure un “Capt. Fantastic” Bally del 1976, era la stessa cosa, si guardava al gioco, se piaceva bene, non era un problema di vecchiaia: sembravano entrambi vecchi uguale, normale trovare nei bar flipper costruiti anche dieci-dodici anni prima.
Ma con il “The Addams Family” si e’ superata anche questa regola; ce lo si ritrova nei bar anche dopo vent’anni. Mai un gioco e’ rimasto in giro per cosi’ tanto. E’ praticamente impossibile che chi sia un minimo interessato al gioco del flipper non abbia mai visto o provato un Addams, in un bar o nella tavernetta di qualcuno dei suoi amici.
E piano piano, anche tutti gli altri flipper ‘moderni’ degni di tale nome, quelli costruiti negli anni ’90, cominciano ad avere una certa eta’, ad essere ormai superati pur essendo considerati i piu’ recenti della loro categoria. Un “Medieval Madness” e’ considerato “moderno”, per quanto possa essere considerato “moderno” un flipper che quest’anno compie i 15 anni dalla costruzione. Non siamo ai livelli del “The Addams Family”, ma c’e’ poca differenza; in questo caso, specie in Italia, non e’ stato un flipper cosi’ diffuso (nel 1995 ci fu l’avvento dei primi giochi a premio, quelli a ticket, quindi flipper e videogiochi erano gia’ in fortissimo declino) ma anche cosi’, in quindici anni, sono pochi quelli interessati al gioco del flipper che possano dire “mai visto o giocato un Medieval Madness, o un Cirqus Voltaire in vita mia”!
Insomma, c’e’ voglia di qualcosa di nuovo c’e’ voglia di innovazione, che era il motivo per cui si andava a giocare a flipper (ed ai videogiochi) in sala-giochi.
Attualmente, l’unico produttore mondiale con una produzione che possa dirsi tale e’ la “Stern”. Solo per il fatto di aver ancora voglia di stare a costruire flipper, Gary Stern andrebbe fatto Santo, e subito, prima che anche lui cambi idea. Immagino che essere gli unici nel costruire e commercializzare qualcosa, per quanto poco richiesta possa essere questa cosa, garantisca una certa possibilita’ di guadagno, e senza considerare il fatto che se c’e’ una cosa che in Cina non hanno mai copiato, questa e’ proprio il flipper. Hanno copiato videogiochi, impianti stereo e tv, lamette da barba, automobili, persino le Ferrari.. ma non si sono mai messi nell’avventura di costruire dei “Medieval Madness” falsi da rivendere su eBay agli appassionati, e ne sarebbero perfettamente in grado. Vabbe’.
Restiamo pero’ con i flipper Stern. Che da soli vanno benissimo a compensare quel minimo di richiesta commerciale che i flipper possono ancora avere. Due, tre modelli l’anno, ovviamente sempre su licenze cinematografiche o televisive o comunque ben famose. Flipper che in buona parte finiscono tra le mani di privati, tanto il mercato e’ calato, soprattutto e’ calata la richiesta da parte dei luoghi pubblici. Addirittura, vengono fatte due o tre versioni particolari proprio per gli appassionati. Pero’, per gli appassionati, si tratta di flipper che non intrigano, non propongono nulla di nuovo, se si esclude il tema. Posso essere un appassionato degli Ac/Dc, o dei Rolling Stones, al punto di comprare qualunque cosa esca che li riguarda, incluso un flipper. Ma se sono un giocatore, cerco la novita’, il gadget tecnologico, l’innovazione (che possa piacere o meno, come nel caso del Pinball 2000), anche solo l’effetto sonoro o il gioco di luci; non cerco dei flipper che sembrano ognuno la copia del precedente, al punto che a volta nel software restano dimenticate scritte e frasi riferite al modello prima (come nel “Rolling Stones”, dove ad un certo punto appare la scritta “Multiball Cervo”, solo che c’e’ Mick Jagger da colpire, mica un cervo.. cervo che invece era ben presente nel modello precedente, il “Big Buck Hunter”),
e ci sono sempre e comunque massimo dodici bobine, nessuna delle quali per azionare meccanismi messi li’ “per estetica”, ma solo perche’ necessarie al fine del gioco! Voglio dire, prendiamo ad esempio l'”Ac/Dc”, perche’ non e’ stata messa una campana funzionante – Hell’s Bells! – che pure nel piano e’ presente, ma ferma ed in plastica) come ‘topper’ del flipper, identica a quella utilizzata dal flipper “Fire!” della Williams? Avrebbe aggiunto un bel po’ all’ambientazione del flipper, invece che farlo sembrare uno di quei flipperini per bambini, giocattoli anni ’70, in cui cambiando lo sfondo di cartone che creava il piano di gioco, si passava da un flipper dedicato alla Formula 1, ad un flipper ambientato allo zoo…
Nel 1999, ma il mercato permetteva maggiori investimenti in tal senso, il Pinball 2000, ad esempio, prevedeva gia’ l’interfacciamento ad internet (in Italia ancora non c’era l’ADSL), un lettore di schede magnetiche per riconoscere i giocatori e ripristinarne i dati e le configurazioni, ecc.
Insomma, malgrado ci sia piu’ interesse adesso nel gioco del flipper che negli anni ’90, al punto che vengono organizzate gare e tornei anche in Italia (ma non dimentichiamo che il primo torneo nazionale italiano venne organizzato per due volte negli anni ’80 dalla Zaccaria, con finali giocate un anno sul loro “Pinball Champ” e poi sul “Time Machine”, mentre gia’ nel 1979 in USA esisteva la “Pinball Association of America” che organizzava tornei e campionati, ed i flipper prescelti per le finali recavano di fabbrica un adesivo con la scritta “Selected for Tournament Play”, come e’ il caso ad esempio del “Nine Ball” della Stern), succede che i flipper nuovi, quelli che dovrebbero mantenere vivo l’interesse al di fuori delle cerchie di collezionisti ed appassionati, gente che giocherebbe anche ad una bagatelle del 1889 se non ci fosse altro a disposizione 🙂 , i flipper nuovi, dicevo, sono totalmente fermi come tecnologia a dieci anni fa, non hanno innovazione, non osano, non propongono nulla di nuovo, anzi, hanno paura ad allontanarsi dalla cerchia dei giocatori ed appassionati ‘classici’ e coinvolgere nuovi giocatori, con il rischio di perdere interesse tra i primi, quelli che vorrebbero ancora giochi meccanici a cinque palline, piuttosto che vedere qualcosa con un display nella testata. Ma i nuovi giocatori non sono certo attirati da qualcosa di talmente vecchio e superato da non avere nemmeno il bluetooth, che non si interfaccia al proprio iPhone, che invia in wi-fi i record su Facebook, quando invece i videogiochi gia’ lo fanno. Chi e’ nato nel 1992, insieme al “The Addams Family”, e si avvicina adesso al gioco del flipper, trova un qualcosa di vecchio, adatto a giocatori anziani, gente che vive nel ricordo di come erano le sale-giochi negli anni ’80 e ’90; e quando poi inevitabilmente accadra’, per i motivi piu’ vari, che questi si troveranno costretti ad abbandonare la passione, o a dedicarle decisamente meno tempo, il flipper sara’ davvero morto – non nel senso che non se ne costuiranno piu’, ma che diventera’ un oggetto anonimo, come i distributori di palline sorpresa e le gru per la pesca di pupazzi negli ingressi dei centri commerciali e delle multisale, per assenza di nuovi giocatori, nuovi appassionati, nuovi curiosi di un gioco che non possono emulare al computer, nella console, o sull’iPad.
Di questa situazione, per fortuna, qualcuno comincia a rendersi conto. Senza pretese di stravolgere il mercato, gia’ contento di riuscire a vendere magari nel suo paese, salutiamo quindi la Quetzal Pinball, un costruttore spagnolo. Non e’ interessato a copiare flipper Williams, non intende rimettere in produzione il Cirqus Voltaire. Tantomeno produrre apparecchi a moneta. Quello che vuole e’ produrre, per gli appassionati, dei flipper classici, pero’ moderni quel tanto che basta, con quel tocco di innovazione da far venire la voglia di provare a giocarci. Basta dare un’occhiata al depliant per leggere di innovazioni che in realta’ sono il minimo per qualunque giocattolo, nel 2012: illuminazione a LED, sistema basato su PC (e magari chi ne e’ capace potra’ modificare il programma, le regole del gioco, ecc.), un display LCD integrato nel piano, wi-fi per connettersi ad internet per gli aggiornamenti del software e chissa’ che altro… e, soprattutto, nessuna gettoniera. Se si costruisce un flipper per gli appassionati, non e’ necessario far finta che qualcuno possa essere interessato a metterlo in un bar, con la situazione attuale. Tanto vale risparmiare quei 150 euro e reinvestirli in qualche gadget, un gruppo di bersagli cadenti, anche solo una musica in piu’ per il flipper. Gli appassionati di recente leva, ormai, neanche sospettano che il flipper, un tempo, lo si giocava pagando nei bar. Ma non per questo sono meno interessati al gioco, che e’ quello che conta.
alla fine nonostante tutte le innovazioni che ci sono nel campo dei videogame si ritorna sempre al passato