… dopo un po’ di attesa finalmente posso condividere il lungo lavoro della fase 2 che sta progredendo piano piano e subirà un lieve ritardo in attesa che mi arrivino i pezzi mancanti dall’America.
Una volta terminata la predisposizione del piano con i suoi bei disegni, i fori e le gemme, è necessario riempire il vuoto che sta sopra e dietro con cavi e meccanismi, gli arti della piccola creatura, fatti “in casa”.
Recuperando più che altro i pezzi di un altro piano in disuso, ho per prima cosa posizionato le sedi delle future illuminazioni delle gemme: i portalampada.
Non mi ha richiesto molto questo passo. Più che altro si trattava di piegare il supporto di attacco al piano dei portalampade per riadattare l’altezza dello stesso e far uscire dall’altra parte di quanto volevo la lampadina, una volta montata.
A seguire la fase più delicata del processo: con in mano lo schema intricato a matrice delle varie funzioni ricostruisco, abbinando i giusti colori dei cavi recuperati, le arterie del MM che porteranno i giusti impulsi per farlo vivere.
Prendo quello che rimane del vecchio flipper e districo i vari colori e connettori. Per evitare di fare confusione ho preferito seguire lo schema originario, riadattandone solo la disposizione sotto il piano, fascettando volta per volta ogni singola funzione con normalissime fascette da elettricista cosicché alla fine tutto fosse il più compatto e ordinato possibile.
Tra una saldatura e l’altra, comunque più di un centinaio, si può vedere nelle foto la progressione dello schema elettrico:
– seconda foto il montaggio dei cavi delle lampadine a incandescenza
– terza foto i cavi degli interruttori o switch, anche qui riadattati più che altro in funzione di quello che avevo sottomano. In parte sono a lamella, il restante a interruttore
– quarta foto i cavi delle flash (quelle sopra il piano hanno un jack di connessione per la rimozione facilitata della rampe a cui sono attaccate) e dei solenoidi che intanto avevo già in parte preparato
Nella quinta foto si può ammirare la ricostruzione del cervello del MM all’interno di una testata presa in prestito, in fase di restauro.
Smontata di tutte le sue parti originarie interne, vista l’impossibilità di riadattare l’enorme placca di ferro che le teneva le schede unite tra loro, ho deciso di dare una mano di nero uniforme e con dei semplici distanziali in plastica e qualche vite inserire le tre nuove schede.
Due boards sono giuste cioè appartengono alla famiglia delle WPC-95 e parliamo della board della CPU e di quella dell’Audio/Video. Visto che non potevo ricostruirle ho fatto una piccola spesa e me le sono comprate originali, il che mi garantisce (si spera) un corretto funzionamento.
La terza board, la driver board che comanda i meccanismi e le luci, fa parte invece della famiglia precedente, le WPC-89 e pertanto andava riadattata. Le differenze non sono molte; quella più importante è l’assenza dei circuiti per i flippanti, integrati invece nella versione originale. E’ in fase di costruzione la scheda separata dedicata che interfaccerò con le altre con i connettori avanzati. Sto semplicemente replicando quella di un Twilight in mio possesso con una spesa di circa 20 euro.
Una volta attaccata l’alimentazione del trasformatore ho potuto entrare nel menù di impostazioni e da lì verificare il corretto funzionamento di musiche e display. Ancora troppo embrionale il progetto per testare luci e solenoidi… ma poco ci manca! Insomma, il grande passo l’ho fatto senza alcun intoppo e sono tranquillo che almeno sulle schede non ci dovrò mettere più mano.
Nell’ultima foto invece un primo piano dei riadattamenti di alcuni meccanismi del MM con i pezzi di recupero.
Tanta pazienza e molta immaginazione per riutilizzare i pezzi di un FIRE! di cui ho scomposto le varie parti per cercare ciò di cui avevo bisogno. Forse questa è la parte più lunga, perché ideare nuovamente l’assemblaggio di pezzi originariamente progettati per altro richiede molte ore. Tanto per fare un esempio il meccanismo di salita e discesa del blocco sulla rampa del “drago” che porta a salvare la damigella in pericolo ha richiesto più di un ora tra la valutazione delle possibili scelte e l’assemblaggio vero e proprio. Meglio pensare un attimo in più un meccanismo piuttosto che ritrovarsi poi nel giro di poche partite a risistemare nuovamente il pezzo che magari si è rotto o non funziona come dovrebbe.
Il fine di tutto ciò è ridurre l’acquisto dei pezzi originali, a volte introvabili o a volte troppo costosi, anche perché altrimenti sarebbe solo un ri-assemblaggio dei pezzi originali e non una ricostruzione personalizzata ad hoc del flipper dei miei sogni.
Quello che vi avevo anticipato nell’introduzione ve lo mostro ora perché farlo prima non aveva molto senso: il castello. Prima di proceder con la costruzione del piano infatti avevo pensato bene di vedere se riuscivo con poco a replicare il meccanismo distruttivo delle torri senza dover ricorrere a trovare i pezzi originali. Un lavoro durato circa tre giorni, uno di progettazione a CAD e su carta e due di realizzazione con materiali semplici ma adatti allo scopo: cerniere in ferro e lastre di plexiglass, facile quest’ultimo da lavorare e bello anche a vedersi.
Per l’ideazione ho ripreso le misure dalle foto in mio possesso calcolando le aberrazioni prospettiche per essere il più fedele possibile all’originale. Da lì la realizzazione obbligata con un Cad professionale e a seguire la stampa su carta del modello 3D. Tagliando le sagome di plexiglass ho pensato bene di sostituire gli snodi in plastica con delle più resistenti cerniere in ferro. Riscaldandole un po’ con la fiamma di un fornello le ho fuse insieme al plexiglass per evitare che col tempo si possano facilmente staccare o muovere. Le torri le ho poi fissate con viti e supporti in bicomponente, altamente resistenti agli urti.
Così con parte del castello pronto mi sono dedicato alla costruzione delle LANES in ferro, raddrizzando e ripiegando quelle di fortuna ricavate dall’altro flipper, al posizionamento dei post in plastica e in ferro, ringraziando chi ha avuto un MM di aver pubblicato tante foto durante il loro restauro da cui ho preso spunto.
Per le plastiche del playfield, in parte ho recuperato delle occasioni di “rottamazione” su ebay; per le rimanenti opterò la ricostruzione sempre con plexiglass e stampa su biadesivo che già sul Funhouse mi ha dato soddisfacenti risultati.
A breve il prossimo step: realizzazione del cassone e collaudo dell’elettronica del piano simulando una partita, la realizzazione dei trolls e del ponte levatoio…
Voglio vedere le rampe in ferro eheheh…… 😀 😀 😀 😀 😀